
La scuola, luogo di crescita e apprendimento, può diventare per molti studenti una delle principali fonti di stress. Secondo il rapporto quadriennale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), gli studenti italiani sono tra i più stressati in Europa, specialmente a causa della pressione scolastica, delle aspettative accademiche e del carico di lavoro. Questo stress, se prolungato, non è solo una condizione temporanea, ma può avere effetti duraturi sullo sviluppo cerebrale, specialmente nei bambini e negli adolescenti.
Il rapporto OMS evidenzia che:
Già a 11 anni, solo il 26% delle ragazze e il 17% dei ragazzi italiani dichiara di “amare molto la scuola”.
A 15 anni, il 92% dei maschi e il 90% delle ragazze afferma di non gradire l’ambiente scolastico.
Il 72% delle ragazze e il 50% dei ragazzi a 15 anni soffre di stress legato alla scuola.
I sintomi dello stress scolastico includono mal di testa, dolori addominali, mal di schiena, ansia, nervosismo e tristezza. Le ragazze risultano più colpite rispetto ai ragazzi, evidenziando la necessità di interventi mirati per migliorare l’esperienza scolastica, fattore questo probabilmente esacerbato dal fatto che le ragazze pare siano sono sottoposte maggiormente ad aspettative sociali, pressioni accademiche e dinamiche relazionali. È importante riconoscere queste disparità per sviluppare strategie di supporto adeguate che tengano conto delle esigenze specifiche di ragazze e ragazzi nel contesto scolastico.
Una cosa di cui mi preme parlare in modo particolare è l'effetto dello stress sul cervello nei bambini e negli adolescenti
Durante l'infanzia, il cervello è in una fase di sviluppo estremamente plastica. Lo stress cronico può influire negativamente su aree fondamentali come la corteccia prefrontale (coinvolta nella regolazione emotiva e cognitiva), portando se eccessivo e protratto per troppo tempo a veri e propri deficit cognitivi e predisposizione a disturbi come ansia e depressione in età adulta.
Nell'adolescenza, lo stress interferisce con il processo di maturazione cerebrale, caratterizzato da pruning sinaptico, vale a dire dalla potatura sinaptica e la mielinizzazione. Questo può portare a comportamenti impulsivi, difficoltà nel controllo delle emozioni e maggiore vulnerabilità a disturbi psichiatrici. La corteccia prefrontale, essenziale per il ragionamento e il controllo degli impulsi, è ancora in sviluppo, (ricordiamoci che finisce di formarsi completamente solo verso i 25 anni), mentre il sistema limbico (legato alle emozioni) è particolarmente attivo, contribuendo a comportamenti rischiosi e reazioni emotive intense.
Come dimostrano molte ricerche scientifiche, i danni prodotti dall'eccessiva esposizione ai device elettronici e ai videogiochi, in particolar modo quelli violenti, sono sovrapponibili ai danni dello stress cronico, se poi le due cose si sommano come avviene spesso tra i bambini e gli adolescenti, per cattive abitudini o per cercare di fuggire allo stress scolastico e relazionale, trovando riparo nel Web, il danno è esponenziale.
Di seguito, ho voluto analizzare brevemente le modifiche cerebrali indotte dallo stress cronico sia negli adulti che nei ragazzi, valutando in che misura queste coincidano con i danni associati all'uso prolungato di dispositivi elettronici. I dati letti così possono fare paura, ma il mio intento è promuovere una riflessione sull'argomento non spaventare.
1. Diminuzione della corteccia prefrontale
Stress cronico: Può portare a una riduzione della corteccia prefrontale, influenzando negativamente la memoria a breve termine, la valutazione del contesto, la presa di decisioni e i processi di autocontrollo.
Uso eccessivo di dispositivi elettronici: Studi sull'Internet Gaming Disorder hanno evidenziato una diminuzione del volume della sostanza grigia nella corteccia prefrontale, suggerendo effetti simili a quelli dello stress cronico.
2. Diminuzione del volume dell'ippocampo
Stress cronico: Comporta una riduzione del volume dell'ippocampo, con conseguenze negative sulla memoria episodica e sulla regolazione dell'umore.
Uso eccessivo di dispositivi elettronici: Alcune ricerche indicano che l'uso eccessivo di videogiochi può influenzare la struttura e il funzionamento del cervello, inclusi potenziali effetti sull'ippocampo.
3. Riduzione della sostanza grigia in aree cerebrali coinvolte nei processi emozionali
Stress cronico: Provoca una riduzione della sostanza grigia in regioni come la corteccia prefrontale mediale, il cingolo anteriore e l'insula, influenzando i processi emozionali.
Uso eccessivo di dispositivi elettronici: Studi hanno osservato una diminuzione del volume della sostanza grigia in regioni cerebrali coinvolte nei processi sensomotori e nel controllo cognitivo, che possono includere aree legate alle emozioni.
4. Ipertrofia dell'amigdala
Stress cronico: Determina un'ipertrofia dell'amigdala, aumentando la reattività agli stimoli negativi e incrementando il rischio di ansia, difficoltà nell'estinzione di ricordi negativi e ridotta flessibilità cognitiva e comportamentale.
Uso eccessivo di dispositivi elettronici: Non ci sono evidenze dirette di ipertrofia dell'amigdala legata all'uso eccessivo di dispositivi elettronici. Tuttavia, alterazioni nella regolazione emotiva e nell'autocontrollo sono state osservate, suggerendo possibili effetti indiretti sull'amigdala.
Inoltre, lo stress cronico può influenzare il sistema immunitario e favorire stati infiammatori, creando un circolo vizioso tra salute fisica e mentale.
Ecco perché è importante intervenire presto
I bambini e gli adolescenti sono particolarmente vulnerabili allo stress perché le esperienze precoci lasciano un’impronta duratura sullo sviluppo cerebrale. Studi di epigenetica dimostrano che l’ambiente, le relazioni e le esperienze di vita possono influenzare l’espressione genetica, amplificando o riducendo la reattività allo stress. Ad esempio, le cure materne di qualità durante l’infanzia possono promuovere lo sviluppo di un ippocampo più voluminoso, migliorando l’equilibrio emotivo e la memoria.
Ma allora quali possono essere delle buone strategie per ridurre lo stress scolastico?
Per migliorare il benessere mentale e fisico degli studenti, è essenziale:
Ridurre la pressione accademica, bilanciando carico di lavoro e attività ricreative. Ricordandosi che il valore di un bambino/a , di un ragazzo/a non è dato dal voto scolastico (particolare che a volte pare sfuggire nella scuola di oggi).
Promuovere la gestione delle emozioni, con programmi di educazione emotiva che permettano ai ragazzi e alle ragazze di apprendere a riconoscere e modulare le proprie e le altrui emozioni.
Incoraggiare uno stile di vita sano, riducendo l'esposizione ai device elettronici, riappropriandosi dell'uso della carta e della penna per scrivere e disegnare (così si sviluppa al meglio il coordinamento oculo motore), sonno regolare, alimentazione equilibrata e attività fisica soprattutto all'interno della scuola, visto che non tutte le famiglie possono permettersi di far frequentare ai figli dei corsi extrascolastici, e non necessariamente per questioni economiche ma anche semplicemente per difficoltà di spostamento con i mezzi.
Fornire supporto psicologico a studenti in difficoltà, creando ambienti scolastici che valorizzino la persona più dei risultati e istituendo dei sportelli di ascolto ai quali gli studenti e anche gli adulti possano andare a chiedere un aiuto in caso di difficoltà.
Conclusioni
Lo stress scolastico non è un problema da sottovalutare. I suoi effetti, se non affrontati, possono compromettere lo sviluppo cerebrale e il benessere emotivo degli studenti, con conseguenze che si protraggono nell’età adulta. La scuola dovrebbe essere un luogo che favorisce non solo l’apprendimento, ma anche la salute mentale e la crescita personale degli studenti e spesso, come emerge dai dati , non è così. Solo con un impegno congiunto di famiglie, insegnanti e istituzioni possiamo garantire che l’educazione sia un’esperienza positiva e arricchente per tutti.
E tu cosa ne pensi?
(Fonti principali: OMS, Euro Edizioni, Tutornow, State of Mind, UPPA, Centro Studi del Movimento, Oliverio Alberto, Centro Clinico di Psicologia Monza, Psicoattivo)
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